FUTURO ALIMENTAZIONE, TARDINO (LEGA): “NO AL PESCE SENZA PESCE, LA SOSTENIBILITÀ PASSI DALLA PESCA ARTIGIANALE”
Bruxelles – “Gli hamburger senza carne sono già sugli scaffali dei supermercati, e tra non molto potrebbe arrivare anche il branzino senza pesce. Non è fantascienza, è un futuro molto prossimo che dà la misura delle politiche alimentari fin qui non adeguate dell’Unione europea dove, in queste settimane, si sta discutendo e scegliendo la direzione da intraprendere nei prossimi decenni in fatto di sostenibilità e biodiversità. E mentre si discute, ci sono colossi del food che investono milioni e milioni di dollari sulle alternative alle proteine animali, come la Nestlè, che ha già immesso nel mercato svizzero il Vuna, tonno vegetale che ha richiesto solo pochi mesi di ricerche ed è composto da proteine di piselli e altri ingredienti. Sembra tonno, ma non è tonno. L’alternativa vegetale ai prodotti ittici – una sorta di pesce senza pesce – costituisce una pericolosa deriva che non accettiamo e che non sarà necessaria se metteremo in campo le misure utili a salvare la pesca tradizionale, invece che condannarla all’estinzione”. Lo ha dichiarato Annalisa Tardino, europarlamentare siciliana della Lega, intervenendo in Commissione Pesca sulla discussione della strategia “Farm to Fork” (“Dal produttore al consumatore”), il piano di strategia per il 2030 presentato a maggio dalla Commissione europea. Una strategia studiata per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile e riducendo il suo impatto sui Paesi terzi.
“L’obiettivo finale è giusto e nobile – ha dichiarato l’europarlamentare – però la strada che stiamo prendendo è sbagliata. I mari sono inquinati dalla plastica, è verissimo. Studi hanno dimostrato che in pratica ingeriamo una carta di credito alla settimana e che quasi il 90% delle riserve marine di pesce nel mondo sono state sfruttate totalmente o sono totalmente esaurite. Ma siamo ancora in tempo per intervenire con politiche mirate sui territori ed evitare di essere costretti di guardare al pesce-vegetale come unica alternativa per il futuro. La Commissione europea, che nel Mediterraneo ha fin qui spremuto e portato allo stremo le marinerie italiane, mettendo infiniti e ingiusti paletti ai nostri pescherecci e sacrificando l’esistenza di centinaia di imprese ittiche, deve iniziare a riconoscere l’importante ruolo dei piccoli pescatori come guardiani del mare e dell’acquacoltura come fornitrice chiave di alimenti e proteine sani, che altrimenti dovrebbero essere importati. È stato un errore e dannoso applicare le stesse norme, dalla Lettonia alla Sicilia, a soggetti e territori molto diversi tra loro. Occorre un approccio olistico e non generalizzato al tema, non dimenticando le tre dimensioni della sostenibilità, che non deve essere solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Servono maggiori aiuti ai pescatori e agli acquacoltori, con particolare attenzione a quelli su piccola scala, e alle flotte costiere artigianali. Serve la tracciabilità dei prodotti, etichette chiare e controlli, e tolleranza zero sulla pesca illegale. Il tutto in un’ottica sostenibile a lungo termine. Ed è quello che come Lega chiederemo e difenderemo in Europa”.